EUCARISTIA - DIFESA CONTRO LA MISCREDENZA E IL TRADIMENTO (Padre Zoffoli Enrico) Prima Parte



L’Eucaristia “è il culmine e fonte di tutto il culto e della vita cristiana...” (Cod. di Dir. Can., c. 897). 
“Nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa...“ (Concilio Vaticano II, Presb. Ord., 5). 
“La sintassi eucaristica è il centro della comunità dei cristiani...” (iv.). 
“Non è possibile che si formi una comunità cristiana, se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità” (iv., 6).
L’Eucaristia “dà alla Chiesa la sua perfezione” (Conc. Vat. IL, Ad Gent., 39).
“L'Eucaristia costruisce la Chiesa” (Giovanni Paolo IL, Domin. Cenae, 4). — “Col sacramento del pane eucaristico viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo Corpo in Cristo” (Conc. Vat. IL, Lumen Gent., 3). 
“I fedeli, già battezzati” e corroborati dal sacramento della Cresima, “sono pienamente inseriti nel Corpo di Cristo per mezzo dell’Eucaristia” (Conc. Vat. IL, Presb. Ord., 5). 
“Tra tutti i sacramenti è la SS. Eucaristia che porta alla pienezza l’iniziazione del Cristiano” (Giovanni Paolo II, Domin. Cenae, 7). 
“Il culto eucaristico costituisce l’anima di tutta la vita cristiana” (iv., 5).
“Il mistero della santissima Eucaristia, istituita dal Sommo Sacerdote Gesù Cristo e rinnovata in perpetuo per sua volontà dai suoi ministri, è come la somma e il centro della sacra liturgia... “ (Pio XIL, Mediator Dei, 53). 
Se tutto ciò è vero — come non può non esserlo per un credente — si spiega come appunto il dogma eucaristico, oggi, sia particolarmente preso di mira da tutti i nemici e i traditori della fede, decisi a procurarsi i più temibili alleati anche tra le file del Clero.

Le infiltrazioni del Protestantesimo, favorite dal laicismo e dalla massoneria, sono così diffuse e profonde che molti del Clero e del laicato, insensibilmente vanno aberrando dall’ortodossia cattolica. 
Essi non credono nella Messa come sacrificio, celebrandola solo come convito fraterno. Secondo loro, la Risurrezione e l’attuale stato del Cristo glorioso, invitano alla gioia e alla festa, non al pianto e alla penitenza nella partecipazione all’Offerta cruenta della Croce, sacramentalmente ri-presentata sull’altare nella celebrazione di ogni Messa; 
Riconoscono al celebrante soltanto la dignità di “preside” del rito, quella stessa comune a tutti i fedeli, perché incorporati al Cristo mediante il battesimo; e quindi negando la distinzione essenziale tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune...; 
Ritengono che le parole della consacrazione non producono la vera, reale e sostanziale presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche, trattandosi soltanto di una sua presenza simbolica. 
Non si curano delle briciole e frammenti del “pane consacrato”caduti durante l’azione liturgica: negata la “transustanziazione”, la presenza di Cristo si ritiene condizionata non alla “sostanza” del suo Corpo, ma alle dimensioni del pane che suole consumarsi in ogni normale pasto umano. 
Non s'inginocchiano davanti al Tabernacolo né adorano il Santissimo, convinti che, dopo la Messa, celebrata come “convito” e quindi sciolta l’assemblea dei fedeli, il “pane consacrato” non è più “simbolo” della loro unione tra loro nel Cristo.
 Giudicano superflua la confessione sacramentale prima di comunicarsi: il fatto stesso di riunirsi nel nome di Cristo sarebbe già segno di riconciliazione con Lui e i fratelli, ciò ch’è falso. 
Concepiscono la Chiesa non come singolare Organismo anche giuridico, con dogmi definiti, norme etiche immutabili, riti sacri, gerarchia...; ma come universale Società dei credenti, ciascuno dei quali vive i suoi rapporti con Dio secondo la propria sensibilità e cultura; per cui non si da nessuna religione che emerga sulle altre come assolutamente vera e, quindi, unica e oggettiva via di salvezza. 
Non distinguono in modo netto e definitivo il vero dal falso, il bene dal male, il sacro dal profano, sostenendo che la mente umana non può conoscere la verità assoluta, specialmente a livello metafisico e soprannaturale... Segue che non si sarebbe un “credo” valido per tutti i popoli, le culture e le fasi del processo storico. 
Questa, per sommi capi, la dottrina che, colpendo l’Eucaristia, soggiace alla congiura da noi denunziata, la quale mira a frantumare la più salda base della fede cattolica, della dignità della persona e della civiltà umana.

La congiura, ordita con scaltrezza, pervicacia ed una formidabile ricchezza di mezzi atti ad estenderla, tende a sovvertire il Cristianesimo, preferendo questa volta raggiungerlo dall’interno e colpirlo al Cuore qual è appunto l’Eucaristia, negata come Sacrificio dell’altare, suprema Fonte di grazia, adorabile Presenza di amore. Gli organizzatori sono alcuni sedicenti teologi cattolici che, influenzati dal protestantesimo liberale, hanno riesumato le tesi del modernismo, sintesi di tutte le eresie e già condannato da san Pio X. Complici del piano sono alcuni membri del Clero, teologi, biblisti, liturgisti, insegnanti di religione, ministri straordinari, collaboratori di parrocchie e specialmente i fondatori e dirigenti del Movimento Neocatecumenale. A tutti deve attribuirsi: 
una deplorevole confusione d’idee intorno al dogma...; 
“l’applicazione talora parziale, unilaterale ed erronea delle prescrizioni del Concilio”... (Giovanni Paolo II, Domin. Cenae 12); 
la sistematica violazione delle rubriche liturgiche...; 
la tiepidezza e negligenza per le quali non si preoccupano di prevenire irriverenze e sacrilegi; 
il modo sbrigativo e annoiato con cui trattano il Santissimo, dimostrando un’assuefazione al “sacro” ch’è solo indice della perdita quasi totale della fede nel supremo dei misteri; 
la tendenza - contraria allo spirito e alle precisazioni del Vaticano II - a generalizzare sempre più la concelebrazione fino alla pratica abolizione della Messa individuale, accentuando il carattere conviviale della Messa a scapito di quello sacrificale, assolutamente primario. 
Ne segue: la sensibilissima riduzione degli atti di culto; l’impoverimento dei sacerdoti; la sottrazione ai fedeli di immensi benefici spirituali e alle anime purganti d’innumerevoli suffragi. Tutto ciò perché — secondo la più sana e fondata teologia — ai molti concelebranti risponde una sola Messa, consistente nell’unica e indivisibile “consacrazione” da essi compiuta. 

Docili al Concilio e ai Papi che lo hanno convocato, diretto e approvato, e uniti con la parte migliore ed equilibrata del Clero italiano, i fedeli insorgono per protestare contro aberrazioni dottrinali ed abusi che hanno offeso il Mistero eucaristico, “culmine e fonte di tutto il culto e della vita cristiana” (Codice di Dir. Can., c. 897). Essi intendono smascherare manovre, prassi, modi di comportarsi e di esprimersi che rivelano la nefasta influenza della congiura, dichiarando: 
1. è falso che il Vaticano II abbia “superato” la dottrina e abolito le prescrizioni del Concilio di Trento, come vorrebbero i Protestanti. 
2. è falso che il movimento ecumenico debba ridurre — fino ad annullarle — le differenze che in materia di fede e costumi hanno sempre distinto la Chiesa Cattolica da tutte le altre religioni, cristiane e non cristiane. 
3. è falso che alcuni peccati, ritenuti sempre gravi (specialmente quanto al sesso), oggi non siano più tali e non impediscano quindi di ricevere la Comunione senza prima confessarsi: la morale della Chiesa è rimasta immutata. 
4. è falso che sia peccato soltanto quello che ciascuno crede sia tale: la coscienza umana non è autonoma, dovendo distinguere il bene dal male secondo la legge naturale, che riflette la Legge Eterna. Il relativismo etico, nel rifiuto d’ogni valore oggettivo e assoluto, degrada la persona, spingendo l’individuo e la società verso l’anarchia e la morte. 
5. è falso che la misericordia di Dio supplisca a tutto, dispensando dal dovere di pentirsi, correggersi, combattere le passioni, preferire la morte piuttosto che tornare ad offenderLo
6.  è falso che la Chiesa obblighi i fedeli a ricevere la Comunione sulla mano e intenda abolire la prassi precedente: Vescovi, parroci e sacerdoti, che proibiscono di riceverla sulla lingua, si oppongono alle disposizioni della C.E.I. secondo la quale il nuovo rito non è obbligatorio, ma facoltativo. Essi, dunque, abusano della propria autorità, turbando le coscienze, rischiando di perdere ogni credibilità presso il popolo, che diserta sempre più vistosamente le nostre chiese. Infatti: 
a) la C.E.I. ha dichiarato che “il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la particola sulla lingua RIMANE DEL TUTTO CONVENIENTE”; 
b) la medesima, oltre a non comandare, neppure raccomanda la nuova prassi, limitandosi a “permettere”, “concedere”, senza addurre una sola ragione che la faccia ritenere preferibile all’altra; 
c) ed anzi, nel ‘79, la S. Sede ha ordinato: “Si conservi la consuetudine di deporre la particola del pane consacrato sulla lingua dei comunicandi, consuetudine che poggia su una tradizione pluri-secolare” (Rito della Comunione fuori della Messa, Istruz., p. 25, n. 21); 
d) Paolo VI dichiarò di non poter concedere la Comunione sulla mano, giudicando tale prassi “praticamente pericolosa e discutibile”. Infatti, stando alle motivazioni del suo rifiuto, risulta che:
 • essa facilita la caduta e dispersione dei frammenti, ed espone il Santissimo a furti destinati alla celebrazione di “Messe nere”da parte di sètte sataniche; 
• favorisce la diffusione di gravi errori contro il dogma eucaristico, già tanto travisato dalla teologia protestante; 
• contribuisce fatalmente ad illanguidire la devozione e il fervore dei fedeli; 
• la prassi precedente è stata collaudata da una tradizione ultramillenaria, riflettendo un’ammirabile evoluzione della coscienza liturgica della Chiesa; 
 • la proposta della nuova prassi è stata respinta dalla maggioranza assoluta dell’Episcopato mondiale (Cf. Istruz. Memoriale Domini, in Acta Apost. Sedis, 61, 1969, PP. 54 1-5); e) il medesimo Pontefice ha rivelato la VERA ORIGINE DELLA RIFORMA, dichiarando: «[Essa] rischia di disorientare molti fedeli, che non ne sentono la necessità e che mai si sono posti questo problema (...). Sembra che questa nuova pratica, instaurata qua e là, SIA OPERA DI UN PICCOLO NUMERO DI SACERDOTI E LAICI CHE CERCANO DI IMPORRE IL LORO PUNTO DI VISTA AGLI ALTRI E DI FORZARE LA MANO ALL’AUTORITÀ. Approvarla sarebbe incoraggiare queste persone, non mai soddisfatte delle leggi della Chiesa» (Cf. A. Bugnini, La Riforma liturgica 1948-1975, Ed. Liturg., Roma, 1983, pp. 627-8); 
f) la nuova prassi non è stata voluta dalla S. Sede, ma solo permessa per le importune richieste di alcune Conferenze episcopali, soprattutto di nazioni protestanti, e soltanto dopo una sua introduzione del tutto abusiva, a cui si fece credere falsamente che non era più possibile resistere, nonostante i richiami e i divieti di Roma. (Cf. A. Bugnini, op. cit., pp. 623-4). 
7 è falso dunque che la Chiesa abbia inteso accordare ai fedeli una vera grazia, soddisfacendo una loro oggettiva esigenza spirituale, rispondente ad una loro presunta età matura le circostanze che hanno preceduto (e seguito) la concessione della nuova prassi dimostrano l’opposto... Una vera “grazia” non può avere presupposti del genere, che non fanno onore alla saggezza e allo zelo di veri Pastori. 
8 è falso che la prassi concessa rappresenti un reale “progresso”rispetto all’altra, che ricorda le sublimi esperienze di migliaia di Santi. Paolo VI, nell’opporsi alla proposta della Comunione sulla mano, ha dichiarato che la Chiesa s’indusse a mutare la prassi primitiva solo in seguito ad una più profonda e amorosa consapevolezza del Mistero eucaristico, e per impedire le irriverenze e le profanazioni a cui la medesima si era prestata. La riforma valse a dimostrare un ammirabile aumento di fervore nel Clero e nel popolo. 
9 è falso che la prassi della“Comunione sulla lingua” abbia avuto inizio dal secolo IX: documenti incontrovertibili (ignorati o taciuti) dimostrano il contrario. Basti pensare che a Roma, fin dal II secolo, sotto s. Sisto I (115-125), ai laici fu proibito persino di toccare i vasi sacri... (Cf. Mansi, SS. Conciliorum nova et amplissima collectio (1757-98), I, p. 653). 
10 è falso che sia doveroso o anche solo conveniente tornare alle origini in materia di disciplina liturgica: ciò è imperdonabilmente antistorico, equivalendo ad un’involuzione contraria alla vitalità del Corpo Mistico. “Un antico uso — sentenzia Pio XII — non è, a motivo soltanto della sua antichità, il migliore sia in se stesso sia in relazione ai tempi posteriori ed alle nuove condizioni verificatesi (…)”. Non è saggio né lodevole “ridurre tutto e in ogni modo all’antico” (Med. Dei, 49-50). 
11 è falso che la concessione della nuova prassi abbia conferito ai fedeli il diritto di ricevere il Santissimo sulle mani, e imposto al sacerdote il dovere di darla. Infatti: 
• sia il vero pensiero della Chiesa espresso nell’atteggiamento e nelle parole di Paolo VI; 
• sia l’origine abusiva della prassi; 
• sia la perenne validità delle ragioni per le quali il Papa si rifiutò di approvarla; 
• sia il modo stentato e quasi estorto con cui alla fine giunse a concederla, dimostrano che è del tutto arbitrario, al riguardo, parlare di un vero diritto del popolo e di un vero dovere del sacerdote; il quale, negando al fedele la Comunione sulla mano, non priva questi di nessun vero bene o grazia; ed anzi, invitandolo a riceverla sulla lingua, lo stimola a purificare la propria sensibilità interiore, ravvivare la fede, concepire il massimo possibile rispetto dovuto al Signore. 
12 è falso e illusorio, del resto, che egli, ricevendo la Comunione sulla mano, abbia la gioia di toccare Gesù, come certe ingenue “anime pie” fantasticano: il fedele può raggiungerLo soltanto con la fede, mentre con la mano si limita a toccare le proprietà sensibili del pane, non quelle dell'Umanità del Verbo Incarnato, come fu possibile a Maria SS.ma. 
13 è falso che nei frammenti delle ostie consacrate cessi la reale presenza di Cristo; il quale, in virtù della transustanziazione, resta nei medesimi, come — p. es. — la sostanza dello zucchero rimane inalterata in ciascuna delle sue molecole anche quando è ridotto in polvere ed è appena palpabile. Il contrario è sostenuto soltanto da teologi ignoranti o infetti di protestantesimo che, respingendo la transustanziazione, ritengono che per “pane” non devono intendersi le “briciole”,bensì quel tanto del medesimo che da tutti suole consumarsi a mensa per nutrirsi. Essi hanno il grave torto di non riflettere che la “Mensa eucaristica” è essenzialmente e incomparabilmente diversa da qualsiasi “mensa umana”e che “il Pane vivo disceso dal cielo” non ha nulla a che vedere col “pane” dei nostri fornai: quello “consacrato” NON È PIÙ VERO PANE, MA GESÙ IN PERSONA; per cui basta anche un solo frammento perché un’anima possa comunicare con Lui nel più sublime dialogo di amore. 
14 è falso che il rito della Comunione sulla mano non esponga più facilmente al pericolo della caduta dei frammenti: per prevenirlo, la liturgia prescrive L’USO DEL PIATTINO, che però molti sacerdoti — slealmente! — vanno eliminando per impedire ai fedeli di ricevere la Comunione sulla lingua, prassi che la Chiesa non cessa di ritenere “del tutto conveniente”. Ora, appunto per questo, non è onesto “abituare” i bambini a ricevere l’Eucaristia sulla mano: nessuno è autorizzato a sostituirsi ai medesimi e imporre soprattutto a loro una scelta che non possono fare e in se stessa non è affatto la migliore. 
15 è falso che ci siano ragioni d'igiene che motivano la prassi della Comunione sulla mano. Quelle addotte sono pretestuose, perché solo raramente il sacerdote tocca la lingua dei fedeli, cosa che tutti procurano di evitare; per cui, quando accade, è facilissimo rimediare subito... Ed è scientificamente certo che la saliva non è affatto un veicolo dell'AIDS. Al contrario, si finge d’ignorare che l’igiene vieta ad ogni persona civile di prendere con mani che quasi sempre e inevitabilmente, prima della Comunione, hanno toccato tutto (borse, soldi, banchi, sostegni, passamani, ecc.). 
16 è falso che lo spirito della Nuova Alleanza abbia dispensato i credenti dai precetti del Decalogo, lasciandoli liberi di assecondare gli impulsi istintivi della natura. Gesù non ha soppresso la Legge, ma l’ha perfezionata richiamando l’assoluto primato dell'amore, che stimola a superare la “lettera” della legge e a tendere a tutto l’ottimo possibile, specialmente nel culto dovuto all’Eucaristia quale supremo sacramento dell’amore che faceva impazzire di gioia i Santi, mai soddisfatti di adorarlo con infinita riverenza. - È diabolico non prevenire oggettive mancanze di riguardo, umiliando Gesù più di quanto si è degnato nel farsi Cibo di vita eterna. 
17 è falso che ormai convenga accettare e seguire il nuovo corso, uniformandosi ad una prassi liturgica che scaltramente si fa credere sia sempre più comune per favorirne la propagazione in ambienti non informati e indifferenti. Ciò che contrasta con l'onore di Dio e il bene delle anime non può mai acquistare valore di legge: “Nessuna consuetudine, che sia contraria al diritto divino, può ottenere forza di legge” (Cod. di Dir. Canon., c. 24/1).


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